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Smart Working

Tra i più importanti cambiamenti di vita a causa dell’emergenza Coronavirus nel mondo, il lavoro è il settore che più è stato stravolto. Nonostante l’Italia sia sempre stato un paese poco avvezzo alla tecnologia, è arrivato anche da noi (giocoforza) lo smart working e le cose non sono andate male come alcuni teorizzavano. Ogni tanto non fa male una buona notizia nelle difficoltà. Vediamo meglio questo passaggio perché da Twitter arrivano risvolti davvero inattesi.

Cos’è lo smart working

L’unico modo per tenere a bada il contagio da Coronavirus senza mandare in rovina tutti è continuare a lavorare ma da casa. E questo è il concetto chiave della definizione di smart working che, secondo gli esperti, è la seguente:

Si tratta di una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro.

Concretamente si tratta di avere una postazione domestica da cui proseguire a svolgere la propria mansione, là dove essa lo conceda. E’ ovvio che il settore terziario sia stato quello più coinvolto ed è altrettanto ovvio che alcune professioni non hanno modo di essere svolte così: parrucchieri, macellai o gommisti. I risultati di questa migrazione lavorativa non sono stati male. E’ emerso il risaputo analfabetismo digitale del paese ma anche una rapida reattività al problema. Secondo alcune ricerche di settore, oltre il 70% delle persone che non sapevano usare un computer hanno acquisito in due mesi le competenze minime per continuare a lavorare. E’ davvero un ottimo segnale.

Il futuro prossimo dello smart working

Il lockdown stabilito a livello mondiale per contenere la diffusione del Coronavirus ha costretto milioni di lavoratori a operare da casa. Come dicevamo, questo cambiamento non è andato male e, soprattutto, potrebbe non essere temporaneo per alcune realtà. Lo dimostra un colosso internazionale della comunicazione social.

E’ di dominio pubblico che il social network Twitter abbia, infatti, comunicato ai propri dipendenti che chi vuole potrà continuare uno smart working continuativo, quindi anche una volta che sarà passata questa emergenza sanitaria.

Le dichiarazioni del Ceo di Twitter

La continuità dello smart working in quanto pratica produttiva e socialmente utile riceve l’endorsement da parte di Twitter. Più nello specifico, lo ha scritto in un’email interna il Ceo della compagnia Jack Dorsey. Con queste sue parole il lavoro da remoto diventa lo standard per il cinguettante colosso dei social media:

Gli ultimi mesi hanno dimostrato che il lavoro da casa può funzionare. Se i nostri dipendenti sono in un ruolo e in una situazione che consente loro di lavorare da casa e vogliono continuare a farlo per sempre, noi lo renderemo possibile.

Aprire gli uffici sarà una nostra decisione, quando e se i nostri dipendenti vogliono rientrare sarà loro. Penseremo solo a centrare gli obiettivi.

Le reazioni nel mondo

L’esempio della gestione dello smart working di Twitter potrebbe essere copiato da molte altre aziende, soprattutto nel settore dei servizi online anche in Italia dove, dopo decenni di tentennamenti legati a nostri atavici blocchi culturali, molte realtà stanno scoprendo i vantaggi del guadagnare dalla rete. E le nostre istituzioni in merito cosa dicono?

La ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha, in questi giorni, dichiarato che la modalità dello smart working potrebbe costituire, in futuro davvero prossimo, più di un terzo del monte ore complessivo dei lavoratori italiani. Ecco le sue dichiarazioni ufficiali sul tema:

Anche quando usciremo da questa fase di emergenza Coronavirus, vorrei che si mantenesse il lavoro agile al 30% come percentuale minima. Con lo smart working si lavora in maniera diversa, si lavora di più dal proprio punto di vista, e in maniera positiva perché si riesce non solo a conciliare i tempi di vita e di lavoro senza stress, ma si cambia l’ottica, non è più stare otto ore in ufficio ma si impronta tutto sul risultato.

Lo smart working in Italia

Con onestà bisogna dire che queste lodevoli dichiarazioni d’intenti vanno inserite in un contesto, quello italiano, che ha scoperto solo in questi ultimi mesi il fenomeno del lavoro agile e solo a causa dell’emergenza. I numeri prima della diffusione del Coronavirus e delle misure del lockdown dicono che:

  • il 46% delle aziende non aveva mai fatto uso dello smart working;
  • già nella Fase 2 solamente l’11% prosegue sulla stessa linea.

Di contro, va sottolineato quanto fotografato da un’indagine su 200 imprese condotta da Hc, società di formazione controllata da Openjobmetis:

  • il 66% degli intervistati (tutti Direttori del Personale di aziende) ha dichiarato di voler intensificare lo smart working alla fine del lockdown.

Staremo a vedere ma è certo che, considerato il trend futuro dello smart working in Italia, la casa assume un ruolo ancora più centrale nella nostra vita.

Ecco perché consigliamo sempre di proteggerla con la nostra polizza “Globale Casa” (LINK) che ti darà modo di alzare uno scudo sugli imprevisti che usualmente gravano intorno ad un’abitazione.

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