A leggere le notizie di questi mesi c’è da preoccuparsi per i nostri ragazzi. Non è questa la sede per analizzare le ragioni sociali di questo crescere del cyberbullismo tra i giovani né c’è alcuna intenzione di gettare sconforto sui genitori ma è doveroso capire come agire e come proteggere i nostri figli. Di certo l’informazione è un’arma efficace, sapere in cosa consiste il fenomeno e quali sono le strade per mettercisi in guardia può salvare vite. In questo senso, troviamo molto utile quest’intervista di Fare X Bene Onlus sul cyberbullismo che riportiamo con l’intento di darvi nuovi e preziosi strumenti.
Lo status quo del cyberbullismo nel mondo
La maggior parte dei nostri rapporti umani vive anche sulla rete e questo ha anche modificato il modo di fare e subire vessazioni e prevaricazioni. Danni che ai nostri figli fanno davvero male e che devono essere prevenuti con la giusta prevenzione. Ecco come spiega il tema l’onlus partendo dai numeri del cyberbullismo nel mondo:
Sono 246 milioni i bambini e gli adolescenti che nel mondo subiscono episodi ascrivibili al bullismo, in pratica uno su tre. In Italia il fenomeno riguarda un terzo dei 4 milioni di ragazzi fra gli 11 e i 17 anni. Anche il cyberbullismo è in aumento e interessa, in varie forme, fra il 5 e il 20% dei minori.
Non solo. Secondo quanto riportano le Nazioni Unite:
Il bullismo si definisce secondo una serie di caratteristiche, perché riguarda la minore età, presuppone un contesto di aggregazione come la scuola, gli spogliatoi della palestra, il parco frequentato dai ragazzi, e si connota per la ripetizione dell’atto di sopraffazione; fra il bullo e la vittima c’è un’asimmetria, perché il primo ha una posizione di prevaricazione rispetto al secondo. Il bullo ha bisogno della legittimazione del gruppo nel prendere di mira qualcuno e isolarlo dagli altri, farlo sentire sbagliato. Anche nella violenza di genere funziona così, la matrice comune è la solitudine, ma la funzione del gruppo può essere anche ribaltata, e diventare punto di forza nella denuncia e nel contrasto alla violenza.
Le dichiarazioni di Fare X Bene Onlus sul cyberbullismo
Ecco i passaggi chiave dell’intervista.
In cosa si differenzia il cyberbullismo rispetto al bullismo?
C’è una caratteristica che il cyberbullismo non ha rispetto al bullismo, che è la reiterazione, perché nel mondo “online” basta postare una sola volta. Spesso i ragazzi minimizzano la pubblicazione di una foto o di un video in rete, perché pensano che poi basti cancellare questi contenuti: quello che non sanno, e che va spiegato loro, è che su internet l’oblio non esiste e tutto ciò che finisce online contribuisce a creare quella che si definisce la “web reputation” di ognuno. Chi cerca informazioni su una persona per prima cosa digita sui diversi motori di ricerca il suo nome, e l’immagine che diamo di noi “online” deve risultare coerente con quella “offline”.
Questi due anni di pandemia hanno ampliato l’uso della rete in molti ambiti della vita: cosa ha significato per gli adolescenti?
Certamente abbiamo vissuto un cambiamento epocale, che ci ha spinto a fare i conti con un’affermazione che nella nostra esperienza di educatori si è rivelata completamente errata, ossia che i giovani nati dopo il Duemila – che abbiamo sempre chiamato “nativi digitali” – non sono affatto nati con delle competenze digitali, ma semplicemente si sono ritrovati in un contesto storico dove il digitale è una forma di comunicazione e relazione con i propri pari e rappresenta la principale modalità di interazione. Durante gli ultimi due anni abbiamo dovuto cambiare completamente la nostra modalità di interazione lavorativa e sociale, ma mentre noi adulti arrivavamo da un’esperienza fisica, i ragazzi hanno vissuto tante esperienze direttamente online, senza che gli venisse spiegato che quel mondo era la trasposizione del reale e che c’erano comunque delle regole da rispettare. Invece c’è stato uno sdoganamento di tutta una serie di comportamenti.
Con quali conseguenze?
Anche le relazioni intime si sono spostate nel mondo virtuale: sono stati scambiati contenuti fotografici, video, anche privati, che hanno sostituito la presenza fisica. E nel farlo i ragazzi e le ragazze si sono sentiti a proprio agio perché quegli scatti o quelle riprese avvenivano nella propria confort zone, nella cameretta di casa, fra coetanei con un rapporto di fiducia reciproca, almeno in quel momento. Questo scambio di contenuti a sfondo sessuale, definito “sexting”, di per sé non è reato: il problema si pone con l’uso che viene fatto di quelle immagini, se, ad esempio, per vendetta vengono messe online, oppure stampate e affisse in giro per il paese, esponendo la vittima alla pubblica gogna. Immaginate le conseguenze su una ragazzina, il senso di vergogna e di impotenza. Ciò che ha a che fare con il cyberbullismo quindi non solo è un tema di rete, ma anche di genere, perché il fenomeno colpisce soprattutto le ragazze, più esposte al pregiudizio sociale dei loro coetanei maschi. Questo fenomeno ha anche un nome, si chiama “vittimizzazione secondaria” e non avviene solo su internet: basti pensare che ancora oggi una donna violentata finisce sul banco degli imputati e deve dimostrare di non essersela cercata, di non aver provocato.
La Legge 71 del 2017 definisce e affronta il cyberbullismo: alla luce della vostra esperienza si è rivelata utile?
La Legge del 2017 definisce quali sono i reati di cyberbullismo, e ha determinato nelle scuole la presenza di un referente che possa raccogliere le segnalazioni, riconoscere quando si configura un reato e denunciarlo. Il messaggio che cerchiamo di far passare, anche come Fare X Bene, è che l’aiuto di un adulto serve e va cercato. Per questo la formazione deve passare anche dalle famiglie: spesso gli adulti sono i primi a minimizzare certi comportamenti, troppe volte non conosciamo e non ascoltiamo i nostri ragazzi, soprattutto in relazione al loro mondo online. Sappiamo che sono fisicamente a casa, o a scuola, ma non conosciamo chi frequentano attraverso i social e le chat, quali giochi fanno, come e con chi si sfidano, con “challenges” dalle conseguenze a volte drammatiche. Sottovalutiamo che inseriscano e cedano i propri dati personali a tante piattaforme, e che ne accettino inconsapevolmente le regole di iscrizione, che nessuno legge mai prima di sottoscrivere. Bisogna spiegare, ai ragazzi come agli adulti, che quando si commette un atto ascrivibile al cyberbullismo, il genitore deve dimostrare di aver fatto di tutto per impedirlo, e che le conseguenze di quell’atto devono essere risarcite. Allo stesso tempo, però, bisogna puntare sulla consapevolezza e sull’educazione al rispetto dell’altro e della sua diversità da sé stessi, più che sulla paura della punizione.
Come funziona il lavoro di Fare X Bene nelle scuole?
Il lavoro che facciamo è multidisciplinare: entriamo nelle scuole elementari, medie e superiori di tutta Italia, con progetti del Ministero della Pubblica Istruzione, di aziende pubbliche e private, di enti e associazioni, e insieme a psicologi, avvocati, professori, esperti digitali e del web, formiamo i ragazzi su ognuno di questi aspetti: l’accettazione di sé, gli stereotipi, il pregiudizio, l’unicità di ognuno come punto di forza. Perché il bullismo colpisce tutti, ma se un ragazzo ha interessi, esempi sani e coerenti, buone relazioni, forse avrà meno tempo e voglia di vessare gli altri. Allo stesso modo lavoriamo anche con gli insegnanti, il personale Ata (personale amministrativo, tecnico, ausiliario n.d.r.), le famiglie, e cerchiamo di costruire reti sul territorio. E, infine, lavoriamo con gli educatori alla pari, ragazzi che aiutino i coetanei a difendersi dagli haters, dagli hackers, che condividano la loro esperienza e dimostrino che certe situazioni si possono risolvere. Quello che cerchiamo di insegnare è che la vita va vissuta concretamente, nel reale, cercando amici veri, perché quelli virtuali spesso nemmeno si conoscono, anche se si hanno più informazioni su di loro che sulla propria famiglia. Non a caso come “compito” assegniamo l’intervista ai genitori, puntiamo su attività di aderenza alla realtà, che contemplino anche l’uso consapevole di internet. Dobbiamo pensare che l’accettazione di un adolescente fra i suoi pari oggi non passa più solo attraverso il mondo fisico, ma anche quello online: ci sono ragazzi che si fanno regalare i “like” e i followers dai genitori, o che cancellano i loro contenuti perché non hanno ottenuto abbastanza consenso, che ambiscono a diventare “influencer”, ad avere un lavoro basato solo sulla popolarità in rete. Insomma dall’online si passa all’“on-life”. La grande sfida è ascoltare i ragazzi, con la voglia di imparare e mettersi in discussione, continuando a studiare e a costruire nuovi progetti. Quello che vogliamo insegnare è che nessuno deve sentirsi solo, nascondere i suoi sentimenti o vergognarsene, essere costretto a fare qualcosa che non vuole, pensare di essere sbagliato. Ricordandosi di non fare agli altri sul web ciò che non si farebbe de visu.
Quel che dichiara Fare X Bene Onlus sul cyberbullismo può spaventare ma non cedete alla paura. I vostri figli hanno bisogno di voi, della vostra protezione- In tal senso anche noi diamo il nostro aiuto con questa polizza.
La copertura legale di Globale Casa
Tra le coperture che sono dentro al pacchetto della nostra polizza Globale Casa, infatti, ne esiste una che concerne il cyberbullismo. Il capo famiglia, infatti, può avvalersi della tutela legale necessaria per seguire un figlio minorenne eventualmente accusato di atti di bullismo cibernetico.
Si può entrare in terreni tortuosi per tanti motivi diversi o, addirittura, si può essere accusati senza essere colpevoli. Il dato concreto è che, in una situazione così spiacevole e difficile, questa piccola grande guerra non deve essere combattuta da soli.
Venite a scoprirne di più nella sede di Roma in via Timavo 3. Un nostro consulente sarà lieto di spiegarvi tutto senza impegno. Oppure potete anche compilare il form sottostante e noi vi richiameremo per darvi tutti i dettagli di cui avete bisogno o anche solo per dettagliarvi, con una chiacchierata gratuita, tutto quello che vi serve per capire a fondo questa tutela.